Un Teatro Verdi gremito di un pubblico attento e partecipe ha accolto venerdì Riccardo Iacona di presa diretta (Rai Tre). Al centro dell´incontro i Femminicidi
SASSARI - Un Teatro Verdi gremito di un pubblico attento e partecipe ha accolto venerdì Riccardo Iacona, autore e conduttore della trasmissione di Raitre Presa diretta, a Sassari. Il giornalista insieme alla scrittrice Michela Murgia, ha presentato il suo libro “Se questi sono gli uomini”, la storia delle tante donne uccise dai loro partner in Italia. E’ la cronaca di un viaggio svolto dal nord al sud, che coinvolge tutti gli ambienti sociali, nessuno escluso. 137 donne ammazzate nel 2011, più di 80 nel 2012, praticamente una media di una ogni tre giorni, quasi una guerra quotidiana vissuta nel nostro paese e che ci riguarda tutti ma che nessuno racconta con la narrazione adeguata.
«E’ un fenomeno moderno che aumenta sempre più, anche perché questo paese accetta di vivere senza le donne – commenta Riccardo Iacona – questi uomini che uccidono le loro donne, lo avevano già annunciato prima in anni di abusi, sopraffazioni e violenze domestiche, spesso il 70% delle donne ammazzate aveva denunciato l’uomo che le ha poi uccise». Le autorità giudiziarie e i media troppo spesso non ascoltano questi campanelli d’allarme. «Se queste cose non diventano oggetto di dibattito nazionale, non potremo cambiare - denuncia Iacona - è uno scandalo che queste morti rimangano solo un argomento per donne, questo è un tabù della nostra politica, non gliene frega a nessuno».
Si dialoga in un acceso dibattito, tra pubblico in sala e i due autori, di relazione tra uomo e donna, di equilibri spezzati, conflitti che nascono per la rottura del rapporto di potere che l’uomo vuole avere sulla propria donna e dinamiche culturali sbagliate nel rapporto tra i sessi che continuano a verificarsi. L’ossessione del possesso nell’uomo sfocia sovente nella violenza e dopo i delitti, purtroppo, c’è una totale mancanza di senso di colpa. «Troppo spesso gli uomini non sanno fare i conti con se stessi quando una storia finisce, non accettano l’autonomia della propria donna, vogliono avere una compagna sottomessa accanto e quando questa si ribella, l’uomo che non sa gestire la relazione, l’ammazza – afferma Murgia che commenta – viviamo in un paese dove siamo bombardati da pubblicità sessiste, ogni prodotto commerciale è venduto con l’immagine di una donna seminuda, presentata come un oggetto, un qualcosa da consumare».
«La questione grave è che questi fatti vengono accettati dall’opinione pubblica, spesso si associa al concetto di morte di queste donne, con l’amore, niente di più sbagliato. Sembra che a smuovere ogni atto insano di prevaricazione dell’altro, ci sia il movente passionale, basti pensare ai titoli dei giornali che narrano di “delitti passionali” – critica Michela Murgia, che niente a che fare hanno con la passione». «La giusta narrazione è la salvezza» secondo Iacona. Si delinea il quadro di un paese complice che accetta il femminicidio, un paese in cui le donne hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e che raramente occupano posti di potere nella politica, nella finanza, quasi sempre prerogativa degli uomini. Un paese dove le donne non contano nulla, dove tutte queste vittime vengono uccise due volte perché dopo la loro morte non ne parla più nessuno e vengono dimenticate, per questo motivo l’autore ha inserito alla fine del libro un elenco di tutte le donne uccise nel 2012.
«Una soluzione sono i centri Antiviolenza che svolgono un importante ruolo nel risolvere tanti casi – sostiene Riccardo Iacona che ne ha visitati tanti durante la stesura del suo libro – questi centri sono un nodo importante della rete, attraverso risorse del territorio e le competenze di professioniste, si offre appoggio psicologico e materiale a donne che sono costrette ad abbandonare la propria casa per le violenze subite dai compagni, qui seguono un percorso che le fa rinascere, dopo anni di abusi subiti in casa, trasformata da luogo sicuro quale deve essere, in un carcere». Spesso si risolvono casi senza l’intermediazione di avvocati, giudici e senza passare per processi.
Iacona racconta dell’inizio della sua carriera quando doveva occuparsi dei delitti mafiosi, tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, allora non si poteva parlare di mafia o non si voleva affrontare l’argomento. «Solo dopo 20 anni di battaglie, siamo riusciti a costruire un lavoro che ha portato ad una maggiore consapevolezza del problema, adesso tutti riconoscono un delitto di mafia – ricorda il giornalista – oggi accade la stessa cosa con il fenomeno del femminicidio, che viene sottovalutato, primo fra tutti dalla classe politica e poi da tantissimi uomini che pensano sia sempre colpa della donna, incapace di scegliere l’uomo giusto, o che peggio ancora, in una maniera o l’altra se la sia cercata». Michela Murgia non ha dubbi quando afferma che “Questo è un problema trasversale, non è un argomento da post-femministe, deve essere percepito con la stessa gravità da uomini e donne”. A tal proposito ricorda un caso di omicidio che ha toccato tutti in Sardegna, quello di Dina Dore, ammazzata da sicari mandati dal marito, una persona che fino all’altro giorno, prima della svolta delle indagini era considerato un uomo perbene.
«Bisogna fare tanto ancora su formazione, informazione, educazione, prevenzione e repressione dei delitti, aumentare i centri anti-violenza su tutto il territorio nazionale, questo potrebbe essere un primo passo - secondo Iacona - e legiferare pene dure e severe per coloro che si macchiano di questi atroci delitti dovrebbe essere una conseguenza normale in un paese che si possa considerare civile». La sala del Verdi vede tanta partecipazione di pubblico, la società civile a Sassari risponde bene, ma neanche l’ombra di un’autorità politica locale. La Rete delle donne a cui aderiscono numerose associazioni cittadine, in collaborazione con i librai aderenti a Lìberos, hanno promosso una sottoscrizione a favore delle associazioni che forniscono supporto alle donne e i minori vittime di violenza: Progetto Aurora, Acos, Aied a cui è andato l’intero ricavato della serata, un gesto concreto a favore di chi quotidianamente aiuta le donne vittime di violenza nel territorio.
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