Nella seconda serata di Anima Sarda, il volume autobiografico, “La Maledizione libertaria”, edito dalla Cuec, in cui il politico nuorese ricostruisce con puntiglio e passione uno dei periodi più travagliati della storia recente della Sardegna
SASSARI - Presentato nei giorni scorsi a Palazzo di Città (Rete museale Thàmus), nella seconda serata di Anima Sarda, il volume autobiografico, “La Maledizione libertaria”, edito dalla Cuec, in cui il politico nuorese ricostruisce con puntiglio e passione uno dei periodi più travagliati della storia recente della Sardegna. Se il Piano di Rinascita e l’Autonomia rappresentino una scommessa vinta oppure persa, è una valutazione aperta, volutamente lasciata al giudizio del lettore. Una cosa, invece, sembra certa: quelle dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione delle coste non erano le uniche scelte possibili e di quel periodo occorre fare presto una valutazione critica che tenga conto dell’oggi.
Sono le conclusioni del partecipato dibattito aperto durante la presentazione del libro di Massimo Dadea “La maledizione libertaria”, che ieri ha visto dialogare sul palco di Palazzo di Città (Rete museale Thamus), a Sassari, lo stesso autore e l’accademico Guido Melis con l’intento di ricostruire una parte importante della storia recente della Sardegna. Gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del secolo scorso hanno rappresentato, infatti, per la storia dell’isola, un crocevia di eventi determinanti per l’economia di cui ancora oggi si registrano gli effetti nel tessuto produttivo sardo.
Una narrazione in parallelo, quella proposta da Massimo Dadea, che nel volume autobiografico affianca il racconto delle vicende personali, alimentate da una genuina passione per la politica, a quelle più squisitamente storiche e politiche legate alle vicende vissute da protagonista prima a Nuoro, poi a Cagliari come consigliere regionale e assessore.
Nella foto: Guido Melis, Massimo Dadea e Antonio Meloni
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