In programma giovedì, alle ore 18.30, nella Biblioteca Comunale di Sassari, il poema in quattro lingue, novità editoriale della Èthos Edizioni
SASSARI – Settimana importante per Le Ballate di Alberto Mario DeLogu, poema in quattro lingue, novità editoriale della “Èthos Edizioni”. Il libro, già proposto in anteprima in occasione della rassegna letteraria di Perdasdefogu, sarà presentato oggi a Porto Torres, giovedì 7, alle ore 18.30, nella Biblioteca Comunale di Sassari, e venerdì 8 ad Ittiri. Si tratta di un’iniziativa editoriale forse unica nel suo genere: le ballate sono infatti in quattro lingue e si avvalgono di quattro introduzioni d'autore, tra cui quella di Alessandro De Roma per l'italiano e di Giacomo Mameli per il sardo. All'interno, le illustrazioni sono della pittrice cagliaritana Liliana Stefanutti, autrice anche del dipinto raffigurato in copertina.
Nate in un arco di tempo di quasi un decennio, trasposte (non tradotte!) nelle altre tre lingue, le “Ballate per seppellire un fucile” sono poemi da recitare e da cantare. Storie di guerra, di soprusi e liberazioni, di fame di pane e di pace, d’identità malintese, sradicamenti e privilegi, e di eroi senza fucile. Da “Se sapessi”, vincitrice del premio “Gramsci 2006” per la poesia sarda, alla “Ballata per seppellire un fucile”, preghiera laica su fondale mediterraneo, passando per la cruda e struggente “Le sue mani che guarivano”, la subdola “Servi”, la tecnologica “Inchinatevi”, l’ipocrita “Florelatívide”, la patriottica “Identità” e l’aristocratica “Destini di culla”.
DeLogu è nato in Sardegna e vive a Montreal, in Canada. Economista ed agronomo, è stato caporedattore dei settimanali “Insieme” a Montreal e “Trentagiorni” a Toronto. Collabora con “La Nuova Sardegna”, dove gestisce il blog “Sardinians”. Ha pubblicato le raccolte poetiche “La biodiversità delle parole” (2003), “Cetre appese” (2004), “Transamanti” (2006) ed il romanzo epistolare “Sardignolo” (2010). «Leggendo i suoi testi – e questa raccolta in particolare – non ho avuto la sensazione di trovarmi davanti al “già detto”, o soltanto a qualcosa di smorto, a testi dettati dalla convenienza o dalla noia. Solo voglia di vivere e di mettere la Sardegna al centro del mondo, senza farsi offuscare dalla fierezza, ma inseguendo sempre la lucidità: il centro del mondo il sardo lo cerca e lo trova solo quando sa anche andare oltre se stesso. La poesia nasce qui, nella sua natura di sardo esterno, di sardo diverso e più uguale degli uguali, più sardo di tutti i sardi che sono sempre rimasti a casa loro», scrive Alessandro De Roma, nella sua introduzione.
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