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A.B.
24 febbraio 2016
Cultura: Black news ad Alghero
Sabato sera, la sala conferenze della Fondazione Meta ospiterà la presentazione del libro su Criminalità e paure tra media e società, curato da Valeria Lai per Aracne Editore. L'evento è organizzato in collaborazione con la libreria Il Labirinto di Alghero

ALGHERO – Sabato 27 febbraio, alle ore 18, la Sala Conferenze della Fondazione Meta di Alghero ospiterà la presentazione del libro “Black news". Criminalità e paure tra media e società” (Aracne Editore, 2015), di Valeria Lai. L'evento è organizzato dalla libreria Il Labirinto Mondadori e l’Associazione Culturale Alghenegra.
Oltre all’autrice, interverranno il giornalista e scrittore Giacomo Mameli ed il pubblico ministero del Tribunale di Sassari Gianni Caria. Nell’immagine diffusa attraverso la lente dei media, sono rappresentati e fanno notizia soprattutto quei delitti che intaccano la sfera personale dell’individuo e che possono minare le sicurezze dell’uomo, che vive il rischio come problema individuale. Fatti di cronaca dei quali i media amplificano emozioni e riflessi all’esterno, in una sorta di slalom mediatico tra informazione ed intrattenimento, rischiano di influenzare la sensazione di sicurezza e di fiducia degli italiani.
La cosiddetta “televisione del crimine”, in questi anni ha seguito e raccontato grandi delitti di cronaca, creando e diffondendo violenza proprio mentre analizzava con minuziosità i fatti. La presenza insistente nella televisione dei temi della criminalità comune, dei grandi delitti come sorta di serial o fiction, fino alle drammatiche vicende legate ai fenomeni migratori e di recente agli atti terroristici, induce alla deformazione del fenomeno e ad accrescere un diffuso sentimento di incertezza e di paura. Troppo spesso, pertanto, la mediazione giornalistica si riduce alla pretesa di un impossibile “rispecchiamento della realtà”. È infatti opinione condivisa, che la stampa italiana sembra essere avida di cattive notizie, una sorta di edicola della paura che ha messo in luce le difficoltà e verosimilmente le debolezze del mestiere del giornalista.
Studiosi e professionisti hanno parlato dei mezzi di informazione come fabbrica della paura per sottolineare che l’aumento dell’insicurezza è da considerare anche in relazione alle percezioni alimentate da un’informazione che in qualche modo genera ansie e angosce, ricorrendo ad una specifica retorica e ad un linguaggio capace di colpire direttamente l’immaginazione degli individui. Di conseguenza, il giornalista appare ancora oggi un mediatore di qualità per conoscere ciò che accade nel mondo? Ha ancora il dovere e la professionalità per interpretare responsabilmente i fenomeni e proporre le più appropriate chiavi di lettura e le molteplici visioni della società? Questi e altri interrogativi guidano il percorso di analisi e di ricerca del dibattuto contributo dei media nella rappresentazione della realtà, che saranno oggetto di confronto nell’incontro in programma sabato.
Nella foto (da Twitter): Valeria Lai
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