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D.C. 19 novembre 2014
Agricoltura: mezza Sardegna esclusa dagli aiuti Ue
È la realtà emersa dal nuovo “Refresh” che non finanzia e sanziona tutte quelle aziende che dal 2010 al 2013 hanno cambiato destinazione d’uso del proprio terreno, trasformandolo da agricolo a non agricolo


CAGLIARI – È da pochi giorni uscito il nuovo “Refresh”, l’aggiornamento cioè effettuato dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) della propria banca dati anagrafica (Sistema Informativo Geografico), che ha decretato la triste esclusione di buona parte delle terre della Sardegna dai contributi comunitari. Il che significa, come specificato dalla Coldiretti Sardegna, che «le aziende agricole sarde, ed in particolare quelle delle zone interne, perderanno diversi milioni di euro e addirittura si vedranno decurtare i premi già ricevuti e saranno costrette a pagare anche eventuali sanzioni».

Effetti assolutamente negativi, che stanno facendo già sentire il proprio peso alle aziende agricole sarde, che hanno visto bloccare le proprie domande (Psr e Premio Unico), andate ora ad aggiungersi alle tante altre di settore, ferme da anni. Un disagio dovuto sostanzialmente alle modifiche del suolo registrate dalla Commissione Ue, che ha notato come, dal 2010 ad oggi, diversi terreni in Sardegna siano passati dalla categoria "agricola" a quella "non agricola". La prima è infatti la sola a poter beneficiare del contributo comunitario; ecco quindi che le aziende che dal 2010 al 2013 hanno cambiato destinazione d’uso del proprio terreno saranno soggette al ricalcolo dell’aiuto economico.

Inoltre, se nel frattempo avessero beneficiato di qualche premio (ora non più dovuto), saranno anche soggette, non solo alla riduzione dell'importo ammissibile, ma anche al recupero di importi già erogati, con successiva ed eventuale applicazione anche di sanzioni. Relativamente alla Sardegna, ad essere contestato di questo iter è specialmente l’interpretazione «ultra restrittiva» nell’attribuzione dei codici di pascolamento, di quei codici di utilizzo del suolo cioè che non rispecchiano la realtà sarda, caratterizzata da un’alta estensione della macchia Mediterranea, con la conseguente esclusione dai premi di migliaia di ettari di terra.

Tutte quelle superfici identificate come bosco, non sono più eleggibili a superfici agricole utili. Come se non bastasse, ad aggravare la situazione è il fatto che, rispetto al 2010, sono state identificate come bosco anche altre superfici, prima considerate utili e inseribili nelle domande, assimilate come pascolo arborato e pascolo cespugliato. «In poche parole – afferma a tal proposito la Coldiretti Sardegna - si penalizza quella che è la specificità del territorio sardo, in quanto vengono esclusi da terreno agricolo pascolativo migliaia di ettari di superficie adibita al pascolo per il bestiame. Una pratica, tra l’altro, che ben si concilia con la filosofia agroambientale della Ue, volta ad incentivare un’agricoltura estensiva e compatibile con l’ambiente».

Quindi, a causa di tale decisione, l’ammontare delle domande bloccate, pari oggi a 4657 su 29mila, andrà notevolmente ad aumentare, comportando una grossa perdita di soldi da parte delle aziende agricole sarde. Tuttavia, la Coldiretti Sardegna rassicura gli agricoltori facendo sapere loro che si sta dando da fare e che, per esempio, l’assessore regionale all’Agricoltura sta per presentare una relazione ad Agea. Ma ciò che è necessario, secondo Coldiretti, è che «sia riconosciuta la peculiarità del territorio sardo, dove la presenza di macchia mediterranea o di pascoli arborati caratterizza il paesaggio rurale e dove l’attività agricola ben si integra con questi endemismi».

«In Sardegna – viene quindi sostenuto - devono essere utilizzati criteri diversi per l’attribuzione dei codici» ed è per questo che si rivolge all’intero Consiglio Regionale e ai parlamentari sardi, affinché si facciano promotori di una norma unitaria da portare all’attenzione del Parlamento. «Davanti a tematiche di questo tipo – concludono i vertici di Coldiretti - fondamentali per il futuro dell’agricoltura isolana, la politica tutta deve smettere i colori di partito e puntare la prua verso un’unica direzione, come già dimostrato per la legge per gli indennizzi sulla lingua blu. La classificazione dei suoli sardi e le sue specificità dovranno essere risolte una volta per tutte a nostro favore».
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